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Breast Unit

La Breast Unit, in italiano Centro di Senologia Multidisciplinare, è il più efficace modello di cura e assistenza della donna con tumore al seno, basato sull’integrazione ed armonizzazione dell’operato di diverse figure professionali dedicate che accompagnano la paziente in tutto il percorso, dalla diagnosi al follow-up, secondo protocolli e linee guida internazionali
Nella Breast Unit dell’Istituto di Candiolo opera il Gruppo Interdisciplinare di Cura dedicato al tumore al seno (GIC mammella), un team composto da tutte gli specialisti coinvolti nella diagnosi e nella cura di questa patologia: il radiologo, il chirurgo senologo, il chirurgo plastico, il patologo, l’oncologo medico, il radioterapista, lo psicologo, l’infermiera specializzata affiancati da altri specialisti.
Nella Breast Unit dell’Istituto di Candiolo, grazie a procedure diagnostiche innovative e a tecnologie di ultima generazione, la malattia viene analizzata in tutte le sue caratteristiche. Questo permette al team di definire un percorso di diagnosi, cura e follow up personalizzato per ciascuna paziente.
Il team inoltre lavora in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto, per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.
La Breast Unit di Candiolo garantisce una presa in carico immediata e completa ed un percorso di cura fast-track che dalla diagnosi alla pianificazione della terapia (chirurgica e/o oncologica-radioterapica) impiega meno di 15 giorni. Unitamente a tempi brevissimi per la programmazione della eventuale ricostruzione, per le pazienti alle quali non può essere eseguita in contemporanea all’intervento chirurgico.

La Diagnosi

Il primo avamposto della Breast Unit, quello dove inizia il percorso della paziente, è la divisione di Radiodiagnostica, alla quale si può accedere per sottoporsi a un controllo strumentale di routine, oppure per effettuare un accertamento in seguito a una visita senologica o con una richiesta del medico di famiglia. Il tumore viene diagnosticata tramite esami di diagnostica per immagini (Imaging) e di diagnostica interventistica. Presso la divisione di Anatomia Patologica si svolgono poi successivi esami che identificano le caratteristiche specifiche del tumore riscontrato.

La diagnostica per immagini
Gli esami di diagnostica per immagini vengono utilizzati per verificare la presenza di eventuali lesioni tumorali nel seno, per confermare una sospetta diagnosi di tumore e per determinare lo stadio di progressione della malattia.
Mammografia: si tratta di una radiografia del seno che utilizza basse dosi di radiazioni ionizzanti (raggi X) e che viene eseguita dal Tecnico sanitario di radiologia medica senologica, sotto la responsabilità del Radiologo senologo. L’esame è in grado di mostrare la struttura delle mammelle e di rilevare lesioni tumorali anche molto piccole. Per effettuare la mammografia, il seno viene leggermente compresso tra due lastre.
L’esame dura pochi minuti, non richiede la somministrazione di alcun farmaco o di mezzo di contrasto, e non servono particolari preparazioni.
Tomosintesi o Mammografia 3D: è un apparecchio simile al mammografo che, tramite l’emissione di raggi X, permette di acquisire un’immagine tridimensionale della mammella, scomponendola in una serie di immagini di strati sottili che poi sovrapposte ne ricostruiscono il volume. Viene utilizzata a complemento della mammografia tradizionale per chiarire dubbi diagnostici.
Anche per questo esame il seno viene leggermente compresso tra due lastre e non è necessario somministrare alcun farmaco o di mezzo di contrasto.
Ecografia: questo esame utilizza ultrasuoni, emessi da una sonda a contatto della pelle, i quali, venendo riflessi in modo differente dai vari tessuti che attraversano, mostrano la struttura del seno permettendo di individuare eventuali alterazioni e di distinguere quelle solide da quelle liquide. Può essere indicato per completare la mammografia, a giudizio del Radiologo, soprattutto nelle donne che hanno un seno denso (o ghiandolare).
L’esame non comporta alcun rischio per la donna, non è doloroso e non richiede la somministrazione di alcun farmaco o di mezzo di contrasto.
Risonanza Magnetica: consiste in un apparecchio a forma di cilindro che produce un campo magnetico e utilizza onde radio per ottenere immagini molto dettagliate del corpo.
Viene utilizzato come esame di approfondimento e per le donne ad alto rischio.
Per eseguirlo viene prima iniettato un mezzo di contrasto alla paziente, che viene poi fatta distendere in posizione prona su di un lettino che scorre all’interno del cilindro, mentre le mammelle sono posizionate in un supporto a forma di coppa.

La diagnostica interventistica
Quando un esame di imaging mostra un nodulo o una lesione sospetta, è necessario, con un piccolo intervento ambulatoriale, prelevare un campione di cellule o una piccola parte di tessuto per poter avere una diagnosi certa. Il prelievo può essere effettuato sul nodulo stesso e anche sui linfonodi vicini, se sembrano intaccati dalla malattia. Per effettuare questi prelievi si utilizzano procedure diverse in base alla sede del nodulo, alla sua grandezza e allo stato di salute della paziente. 
Agoaspirato (prelievo citologico): consiste nel prelievo di alcune cellule della lesione sospetta tramite un ago sottile, che il Radiologo inserisce nella lesione sotto guida ecografica, osservando in tempo reale sul monitor la posizione dell’ago. Le cellule vengono poi analizzate dall’Anatomo-patologo (esame citologico).
Agobiopsia (prelievo istologico): consiste nel prelievo di un campione di tessuto della lesione sospetta. Per effettuarlo, il Radiologo deve inserire nella lesione un ago di calibro maggiore, per questo è necessaria l’anestesia locale. I frammenti di tessuto prelevati vengono poi analizzati dall’Anatomo-patologo (esame istologico).
Agobiopsia con dispositivo Mammotome: è una agobiopsia assistita dal computer che, grazie ad uno speciale sistema di aspirazione, permette al Radiologo di effettuare prelievi di tessuto multipli senza dover estrarre l’ago ad ogni prelievo. Si esegue sotto la guida delle immagini mammografiche o della Risonanza Magnetica e necessita dell’anestesia locale.

La caratterizzazione del tumore
I campioni di cellule e/o di tessuto vengono analizzati dall’Anatomo-patologo che, tramite metodiche particolari, accerta se si tratta effettivamente di un tumore e ne identifica le caratteristiche per arrivare poi a formulare la diagnosi.
Il tumore viene caratterizzato dal punto di vista morfologico-istologico e dal punto di vista molecolare.
La caratterizzazione morfologico-istologica identifica il tipo di cellule dalle quali si è sviluppato il tumore: le cellule dei lobuli (lobulari), che sono le ghiandole deputate alla produzione del latte, o le cellule dei dotti lattiferi (duttali), cioè i canali che portano il latte al capezzolo.
Inoltre stabilisce se si tratta di un tumore non invasivo o invasivo, a seconda che si sia o no diffuso al di fuori della sede di origine.
I tumori invasivi – dei quali i più frequenti sono lobulari (70-80% dei casi) – vengono poi classificati negli Stadi I, II, III, IV a seconda della loro aggressività.
La caratterizzazione molecolare analizza, nelle cellule tumorali, alcuni tipi di recettori (proteine che hanno la funzione di riconoscere determinate molecole per poi attivare un processo all’interno della cellula) che ne stimolano la riproduzione. Verificare la quantità di questi recettori nelle cellule del tumore serve non solo per stimarne la velocità di crescita, ma anche per scegliere la terapia più appropriata: esistono infatti farmaci che sfruttano la presenza di questi recettori per impedire la proliferazione delle cellule malate.
In particolare vengono analizzati:

  • i recettori ormonali, che si legano agli ormoni femminili (estrogeno e progesterone) 
  • i recettori HER2, che si legano al il fattore di crescita dell’epidermide di tipo 2 (Human Epidermal growth factor Receptor 2)

Tramite l’analisi molecolare si calcola anche l’indice di proliferazione del tumore, cioè la percentuale di cellule tumorali che hanno la potenzialità di duplicarsi, indicata con la sigla KI67): maggiore è la percentuale, maggiore è l’aggressività della malattia.
Inoltre, attraverso i test genomici più innovativi oggi disponibili, si analizza un ampio numero di geni per rilevare l’eventuale presenza di mutazioni causanti il tumore e per le quali sono disponibili farmaci mirati. Le mutazioni più frequenti sono quelle dei geni BRCA 1 e 2 e PIK3CA.

Le Terapie

Dopo la conferma della diagnosi, gli specialisti del team multidisciplinare si riuniscono e valutano una serie di fattori per pianificare un percorso di cura personalizzato per la paziente. Oltre al tipo di tumore, alla sua sede e alla sua eventuale diffusione ad altre parti del corpo, vengono considerati anche l’età della donna, il suo stato generale di salute e la sua storia medica.
La paziente, durante un primo colloquio con lo specialista (Radiologo, Chirurgo o Oncologo), viene quindi informata della diagnosi e riceve l’indicazione della strategia terapeutica concordata dal team multidisciplinare. 
Le terapie possono essere di tipo locale (chirurgia, radioterapia) e di tipo sistemico o farmacologico (terapia ormonale, chemioterapia, terapia biologica, immunoterapia), anche utilizzate in combinazione tra di loro. In generale l’intervento chirurgico è la prima tappa del percorso di cura, ma in alcuni casi viene prescritta una terapia farmacologica da assumere prima dell’intervento (detta neoadiuvante), per esempio per ridurre le dimensioni del tumore da operare.
Dopo l’intervento chirurgico, il tessuto tumorale asportato viene analizzato dagli Anatomo-patologi, che eseguono diversi tipi di analisi, comprese quelle molecolari. Quando il referto anatomo-patologico è pronto, il team multidisciplinare si riunisce nuovamente per valutare il caso alla luce di tutte le nuove informazioni disponibili. Si svolge quindi un secondo colloquio con la paziente nel quale viene informata sulla diagnosi definitiva e su come proseguirà il suo percorso, che nella maggior parte dei casi comprende la terapia farmacologica e la radioterapia.
Per alcune pazienti selezionate, affette da tumori particolarmente aggressivi e per le quali le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal team multidisciplinare, sarà proposta e spiegata alla paziente con la quale verrà presa una decisione condivisa.

La chirurgia
Nel momento in cui viene programmato l’intervento, il chirurgo fornisce alla paziente una descrizione dettagliata dell’intervento proposto. La decisione si basa su diversi fattori tra cui il grado di aggressività e l’estensione del tumore, le caratteristiche della paziente e le sue aspettative, il rischio di complicanze. L’obiettivo è sempre quello di assicurare a ciascuna paziente il più efficace controllo della malattia associato al miglior risultato estetico.
Poiché il tumore si diffonde generalmente attraverso le vie linfatiche, durante l’intervento viene verificare lo stato di salute dei linfonodi che si trovano nella zona del tumore. A tale scopo viene asportato ed esaminato il cosiddetto “linfonodo sentinella”, quello più vicino al nodulo tumorale; se esso risulta intaccato dal tumore, il chirurgo di solito procede all’asportazione di tutti gli altri linfonodi dell’ascella.
A seconda dei casi l’intervento può comportare l’asportazione solo del tumore e di una piccola parte del seno (quadrantectomia) o l'asportazione completa del seno (mastectomia), con o senza conservazione di areola e capezzolo.
Per ridurre gli inestetismi causati dall’intervento il Chirurgo plastico esegue il rimodellamento del seno (dopo quadrantectomia), o la sua ricostruzione (dopo mastectomia), durante o dopo l’operazione chirurgica.
L’Istituto di Candiolo è inoltre l’unico centro oncologico in Italia dove è possibile eseguire l’intervento di mastectomia tramite chirurgia robotica, una tecnica che risparmia con precisione i tessuti sani, compresi areola e capezzolo, e riduce al minimo la cicatrice chirurgica, che viene nascosta sotto l’ascella.

La ricostruzione
All’Istituto di Candiolo la ricostruzione del seno è parte integrante del percorso di cura, in quanto fattore di fondamentale importanza per la riabilitazione fisica e psicologica della donna sottoposta a chirurgia oncologica mammaria.
Il tipo di ricostruzione dipende dal grado di invasività dell’intervento e può essere effettuata simultaneamente alla mastectomia (ricostruzione immediata), oppure in un momento successivo (ricostruzione differita).
La ricostruzione immediata a sua volta può essere completata nello stesso intervento oncologico oppure può svolgersi in due tempi: il posizionamento di un espansore durante la mastectomia e, dopo alcuni mesi, la ricostruzione definitiva.
Per la ricostruzione di possono utilizzare le protesi, quindi materiali estranei al corpo, oppure i tessuti biologici della stessa paziente (cute, sottocute e/o muscoli) oppure anche una combinazione di entrambi i materiali. La scelta dipende da vari fattori come il volume e la forma della mammella, l’entità dell’asportazione chirurgica, il percorso terapeutico della paziente, la sua storia clinica, il suo aspetto corporeo e le sue preferenze.
La ricostruzione con protesi in silicone è la più diffusa per la rapidità, per la ridotta invasività e per l’ampio spettro di adattabilità alle varie morfologie mammarie.
In alcuni casi prima della protesi è necessario posizionare un espansore, un dispositivo temporaneo in silicone che, riempito di soluzione fisiologica, provoca la distensione progressiva dei tessuti, consentendo di ottenerne la superficie necessaria per inserire la protesi definitiva dopo alcuni mesi.
Per colmare piccoli deficit di volume si può utilizzare la procedura del lipofilling: il grasso presente negli accumuli adiposi della paziente viene aspirato attraverso delle piccole cannule e poi iniettato nella mammella.
Per ripristinare la simmetria tra il seno ricostruito e quello sano vengono effettuati interventi sul seno controlaterale utilizzando le tecniche della chirurgia plastica mammaria.
Se la mammella è stata completamente asportata, è possibile effettuare la ricostruzione del capezzolo – mediante l’utilizzo di piccoli lembi locali (porzioni di cute suturate con tecniche atte a riprodurre la forma del capezzolo) o mediante l’innesto di parte del capezzolo della mammella sana controlaterale – e dell’areola – mediante innesti di pelle pigmentata prelevati dall’areola sana o da altre parti del corpo, o ricreando il colore caratteristico con un tatuaggio.

La radioterapia
Il trattamento chirurgico deve essere completato, nella maggioranza dei casi, dalla radioterapia, che utilizza radiazioni ad alta energia per distruggere eventuali cellule tumorali rimaste nella ghiandola mammaria e ridurre la possibilità di ritorno della malattia (recidiva). Dopo un intervento chirurgico di tipo conservativo si irradia il solo tessuto mammario non asportato, mentre dopo la mastectomia può essere necessario irradiare l’intero torace.
Il Radioterapista, affiancato dal Fisico medico e dal Tecnico sanitario di radiologia medica, valuta il trattamento più appropriato per ciascuna paziente.
La radioterapia di solito inizia tra 45 e 90 giorni dopo l’intervento chirurgico, oppure tre o quattro settimane dopo la fine della chemioterapia, quando indicata. Non necessita di ricovero e in genere prevede l’esecuzione di 5 sedute settimanali (dal lunedì al venerdì) per 4-6 settimane. Si utilizza un acceleratore lineare che ruota attorno al corpo e si posiziona in punti opportuni per irradiare con precisione la zona da trattare. Ogni seduta può durare dai 10 ai 30 minuti, ma l’irradiazione vera e propria dura solo pochi minuti.
Per le pazienti sottoposte a chirurgia conservativa a basso rischio si applica la radioterapia parziale accelerata post-operatoria, che prevede un trattamento in 5 sedute (in 5 giorni) invece delle normali 20-30 sedute.
All’Istituto di Candiolo sono disponibili apparecchi radioterapici di ultima generazione che permettono di effettuare il trattamento con estrema precisione, in tempi brevi e con lievi effetti collaterali:

  • Radioterapia conformazionale 3D, cioè modellata sul tumore
  • Radioterapia a intensità modulata, dove la dose di radiazioni è distribuita in modo ancora più preciso intorno al tumore
  • Radioterapia guidata dalle immagini, che permette di seguire i movimenti naturali della paziente, come la respirazione.

Inoltre l’Istituto di Candiolo è tra i pochi in Europa a disporre di due apparecchiature per la Tomotherapy, una radioterapia ad altissima precisione, e di un acceleratore True Beam, che consente di fare sedute estremamente mirate in tempi ridotti.

La terapia ormonale
La terapia ormonale consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli estrogeni, ormoni normalmente prodotti dall’organismo della donna ma che in circa due pazienti su tre sono responsabili dell’insorgenza e dello sviluppo del tumore al seno. È quindi una terapia indicata per i tumori cosiddetti ormono-responsivi, nei quali è stata riscontrata una elevata quantità di recettori per gli estrogeni e/o per il progesterone. In questi tumori la terapia ormonale (detta anche ormonoterapia, o terapia endocrina) agisce impedendo alle cellule maligne di nutrirsi degli ormoni femminili e quindi di proliferare sotto il loro stimolo.
La terapia ormonale, che nella maggioranza dei casi si assume per via orale, può essere usata per ridurre le dimensioni del tumore prima dell’intervento chirurgico (terapia neoadiuvante) oppure, più spesso, dopo l’operazione ed eventuali chemioterapia e/o radioterapia, per evitare la ricomparsa della malattia (terapia adiuvante). In questo caso la terapia deve essere somministrata per almeno 5 anni.
La terapia ormonale comprende tre categorie di farmaci:

  • Gli anti-estrogeni, di cui il Tamoxifene è il farmaco più usato, impediscono che gli ormoni si leghino alle cellule tumorali e sono spesso indicati per le pazienti non ancora in menopausa. Il Tamoxifene è una compressa da assumere una volta al giorno per almeno 5 anni, fino a un massimo di 10 anni.
  • Gli inibitori delle aromatasi  (Letrozolo, Anastrozolo, Exemestane), bloccano la produzione di estrogeni che avviene ad opera dell’enzima aromatasi, sono indicati di solito per le donne in menopausa ma in alcuni casi anche in premenopausa. Anche in questo caso si tratta di una compressa da assumere una volta al giorno per almeno 5 anni.
  • Gli LHRH analoghi (Triptorelina, Leuprorelina, Goserelina) sono farmaci in grado di indurre una menopausa artificiale e vengono prescritti alle donne in premenopausa in associazione agli anti-estrogeni o agli inibitori delle aromatasi. Si tratta di iniezioni da effettuare una volta al mese oppure ogni 3 mesi.

La chemioterapia
Con il termine chemioterapia si intendono i farmaci che eliminano le cellule tumorali sfruttandone la maggiore velocità di riproduzione rispetto a quelle sane. Poiché interferisce con i meccanismi di replicazione delle cellule, la chemioterapia danneggia anche le cellule sane dell’organismo causando importanti effetti collaterali che fortunatamente scompaiono una volta terminata la cura.
La chemioterapia in genere è indicata nei casi in cui ci sia un’alta probabilità che il tumore sia diffuso nell’organismo in sedi diverse dal seno (metastasi) oppure che possa ripresentarsi nel tempo (recidiva).
Può essere utilizzata per ridurre il volume del tumore prima dell’intervento chirurgico (chemioterapia neoadiuvante); per ridurre il rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia (chemioterapia adiuvante); o per rallentare la progressione della malattia quando è in stadio avanzato.
Nella maggioranza dei casi la chemioterapia è somministrata attraverso iniezione endovenosa, meno frequentemente per via orale. La durata di ogni somministrazione, che si esegue in ambulatorio, può variare da minuti a ore a seconda dei farmaci utilizzati.
Esistono infatti molti farmaci chemioterapici, che spesso vengono usati in combinazione.
La terapia si esegue “a cicli”: ogni ciclo si protrae per alcuni giorni ed è seguito da qualche settimana di riposo. Il numero di cicli dipende dal tipo di tumore e, ovviamente, dalla risposta ai farmaci, che può variare molto da paziente a paziente.

Le terapie biologiche (terapie target o a bersaglio molecolare)
Le terapie biologiche, dette anche terapie a bersaglio molecolare o target therapy, sono terapie mirate, cioè la loro azione è specifica soltanto per il bersaglio molecolare (recettore, fattore di crescita, enzima) contro cui sono dirette. Questi bersagli, presenti principalmente nelle cellule tumorali, sono responsabili della crescita e della diffusione incontrollata delle cellule, della loro resistenza alle terapie tradizionali e della produzione di nuovi vasi sanguigni.
Uno dei bersagli delle terapie biologiche è la proteina HER2 (il recettore che sulla cellula tumorale si lega al fattore di crescita dell’epidermide): contro di essa agisce il farmaco Trastuzumab, bloccandone la funzione di stimolo alla proliferazione del tumore. Si tratta di una terapia indicata solo per i tumori caratterizzati da un elevata quantità di HER2, sia in fase iniziale sia in fase avanzata. Viene somministrata per via endovenosa o sottocutanea da 1 a 3 volte alla settimana per un anno, inizialmente in associazione alla chemioterapia.
Anche il farmaco Pertuzumab ha come bersaglio la proteina HER2: viene somministrato per via endovenosa ogni 3 settimane in combinazione con il Trastuzumab e la chemioterapia nei casi di tumore avanzato e, nelle pazienti ad alto rischio di recidiva, prima dell’intervento chirurgico.
Un altro obiettivo delle terapie biologiche è quello di impedire la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), grazie alla quale il tumore cresce e si diffonde. Il farmaco Bevacizumab agisce contro il fattore di crescita vascolare VEGF e viene utilizzato in combinazione con la chemioterapia nei casi di tumore metastatico. Si somministra per via endovenosa ogni 2 o 3 settimane.
Altri farmaci biologici hanno come bersaglio le cicline CDK4/6, due enzimi che, se resi iperattivi, consentono alle cellule tumorali di crescere e dividersi molto rapidamente. I cosiddetti farmaci inibitori delle cicline, bloccando le CDK4/6, ostacolano la crescita incontrollata del tumore. Questi farmaci, indicati per i tumori ormono-responsivi avanzati o metastatici in combinazione con la terapia ormonale, ne aumentano l’efficacia e rallentano la progressione della malattia.

L’immunoterapia
I farmaci immunoterapici hanno lo scopo di potenziare o riattivare la capacità del sistema immunitario di riconoscere e attaccare agenti esterni come un tumore.
Sebbene la ricerca oncologica sia da anni molto attiva su questo fronte, per il tumore al seno ad oggi è stato approvato solo il farmaco Atezolizumab: il suo bersaglio sono i cosiddetti checkpoint immunitari, molecole presenti sulla superficie dei linfociti T (cellule del sistema immunitario) che sono in grado di bloccare l’attività di difesa dell’organismo. Ostacolando l’attività di queste molecole, il farmaco toglie il freno alla risposta immunitaria, permettendole di individuare e aggredire il tumore.
Il farmaco è indicato in particolari casi di tumore triplo negativo (cioè non ormono-responsivo né HER2 positivo) avanzato o metastatico. Viene somministrato per via endovenosa in associazione con la chemioterapia.

Le Cure e i servizi di supporto

Gestione degli effetti collaterali
Tutte le cure per il tumore al seno comportano effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Si possono però attenuare e in alcuni casi prevenire con trattamenti specifici e/o con un adeguato stile di vita.

Nella Breast Unit dell’Istituto di Candiolo i medici e le infermiere del team multidisciplinare sono a disposizione della paziente per fornirle tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura. Tra questi:

  • Linfedema: effetto collaterale dell’asportazione chirurgica dei linfonodi dell’ascella, è un ristagno dei liquidi linfatici che causa il gonfiore del braccio e/o della mano: alle pazienti che ne necessitano un fisioterapista fornisce un trattamento specifico. 
  • Osteoporosi: per aiutare a prevenire questo effetto collaterale della terapia ormonale un fisiatra è a disposizione delle pazienti e l’oncologo può valutare se somministrare farmaci specifici.
  • Disfunzioni sessuali (secchezza vaginale, vampate, calo della libido) l’oncologo e il ginecologo possono consigliare terapie locali per ridurre questi effetti collaterali della terapia ormonale.
  • Sterilità: la chemioterapia e la terapia ormonale possono compromettere la capacità riproduttiva della donna in età fertile. Le pazienti giovani vengono quindi informate di questo rischio al momento della diagnosi e ricevono un counselling specifico sulle strategie disponibili per la preservazione della fertilità.
  • Nausea, vomito, alterazione del gusto: un medico nutrizionista fornisce alla paziente indicazioni su come ridurre questi effetti collaterali della chemioterapia.
  • Cardiotossicità: presso la divisione di cardiologia vengono curati i danni cardiaci provocati dalla chemioterapia e viene valutato il rischio di cardiotossicità prima di inziare le cure.

Supporto psicologico
In caso di necessità un supporto psicologo qualificato è offerto alla paziente e ai suoi familiari in tutte le fasi della sua malattia, a partire dal momento della prima diagnosi.
Tale supporto aiuta la donna:

  • a riorganizzare la propria vita senza permettere che la malattia la invada più del necessario
  • ad accettare i cambiamenti della propria immagine e ad imparare a conviverci con serenità
  • a comunicare con i propri familiari, in particolare con i figli piccoli.
  • Oltre ai colloqui individuali con lo psico-oncologo, è possibile partecipare a gruppi di sostegno psicologico che offrono la possibilità di confrontarsi con altre persone che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza. 

Consulenza genetica
La Breast Unit dell’Istituto di Candiolo dispone di un ambulatorio per il counselling genetico dove un medico genetista, esperto di tumori eredo-familiari della mammella e dell’ovaio, offre alle pazienti che ne necessitano una consulenza per la valutazione del rischio oncologico e la possibilità di eseguire i test genetici. La Breast Unit inoltre offre un programma di sorveglianza e un follow up personalizzato per le donne ad alto rischio genetico.

Linea diretta con gli specialisti
La Breast Unit dell’Istituto di Candiolo offre alle pazienti un’assistenza continua permettendo loro di ricevere in tempi brevi consigli o risposte a eventuali dubbi. In qualsiasi momento le pazienti o i loro familiari possono inviare un messaggio alle infermiere della senologia, per segnalare problemi, chiedere consigli o informazioni:

  • per e-mail all’indirizzo donna@ircc.it
  • con Whatsapp al numero 389 1635318

Ogni messaggio ricevuto viene inoltrato allo specialista di riferimento che fornisce una risposta in tempi rapidi.

Il Follow up

Con la conclusione del percorso di cura inizia il periodo di follow up durante il quale, mediante una serie di esami e di visite, vengono monitorati gli effetti collaterali delle terapie effettuate e la loro efficacia e si valuta il recupero della paziente. Le visite di follow up sono importanti soprattutto per intercettare precocemente eventuali recidive, in modo da intervenire con una terapia idonea. Per la donna sono anche una preziosa occasione di dialogo con il proprio medico specialista.
È lo stesso oncologo della Breast Unit che programma le visite di controllo, nelle quali vengono valutate le condizioni di salute della paziente e visionati i referti di eventuali esami richiesti. Le visite vengono effettuate a cadenza programmata per la durata di 5-10 anni.
Il programma di follow up del tumore al seno prevede generalmente:

  • una visita clinica ogni 3-6 mesi per i primi 5 anni, poi una volta all’anno
  • una mammografia annuale, con eventuali esami di completamento a giudizio del radiologo

In caso di sospetto di recidiva, in qualunque momento il medico di medicina generale o lo specialista possono prescrivere esami di accertamento (radiografia del torace, ecografia dell’addome, scintigrafia ossea, TAC, PET esami del sangue e marcatori tumorali).

La Ricerca

I ricercatori dell’Istituto di Candiolo sono attualmente impegnati in diversi progetti, nazionali e internazionali, sul tumore al seno.
Uno degli obiettivi perseguiti è quello di rendere sempre più accurata la diagnosi dei diversi tipi di tumore al seno: a questo scopo si studiano nuovi marcatori molecolari con metodi sperimentali all’avanguardia che utilizzano cellule derivate da tessuti di tumori donati dalle stesse pazienti. Su queste cellule vengono effettuati test di vario tipo, fra cui l’analisi delle molecole implicate nella crescita del tumore, in particolare di HER2.
Un altro obiettivo è quello di migliorare la personalizzazione della cura delle pazienti con tumori ormono-responsivi. Per loro è in corso uno studio clinico che prevede il trattamento con terapia ormonale prima dell’intervento chirurgico, dopo la biopsia preoperatoria, per valutare quanto la terapia sia effettivamente in grado di bloccare la proliferazione tumorale. Alle pazienti inoltre è offerta la possibilità di valutare il sottotipo molecolare del tumore tramite tecnologie avanzate.

Lo Staff

Coordinatore della Breast Unit


Radiologia senologica
Maria Rosaria Di Virgilio, direttore
Veronica Deantoni
Mauro Drogo
Rossana Gallo
Carla Gilardi
Costanza Iunco 

Anatomia patologica
Anna Sapino, direttore
Caterina Marchiò 

Chirurgia senologica
Antonio Toesca, direttore
Guglielmo Gazzetta
Alessandra Magistris
Eleonora Meduri
Riccardo Ponzone
Giada Pozzi
Paola Sgandurra

Chirugia plastica ricostruttiva
Riccardo Carnino

Radioterapia senologica
Marco Gatti, direttore
Antonia Salatino

Oncologia medica
Giovanna Chilà
Danilo Galizia
Elena Geuna

Psico-oncologia
Manuela Manfredi

Infermiere di senologia
Nicola Daniele, caposala
Maria Teresa Rinarelli
Emanuela Busatto

Contatti
Per prenotare una visita ambulatoriale in SSN: 

Per prenotare una visita ambulatoriale in libera professione: 

Per prenotare una visita ambulatoriale in libera professione: 

telefonicamente 011 9933 772 online https://www.irccs.com/it/prenotazionisolvenza

Anche i pazienti fuori regione possono usufruire delle prestazioni dell’Istituto di Candiolo nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale: Il Servizio Sanitario italiano infatti è strutturato in modo da assicurare a tutti i cittadini le prestazioni in forma gratuita (ad esclusione del ticket quando previsto), erogate sul territorio nazionale dalle strutture pubbliche o private accreditate.
In alcune Regioni è però necessario ottenere un’autorizzazione preventiva, in altre è possibile ricevere un contributo per le spese di trasferta: occorre quindi informarsi in anticipo presso la propria ASL.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di prenotazione e accesso all’Istituto di Candiolo: https://www.irccs.com/it/informazioni-utili

 

 

About

Opened in 1997, the Candiolo Institute is an international reference centre for the treatment and research of cancer diseases.