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Programma tumore colon retto

Il tumore del colon-retto richiede, in tutte le fasi di gestione della malattia, un approccio multidisciplinare: all’Istituto di Candiolo tale approccio è garantito da un team di diversi specialisti, appartenenti ai vari dipartimenti clinici e chirurgici dell’Istituto, che compongono il Gruppo Interdisciplinare di Cure (GIC) dedicato a questo tumore.
Ne fanno parte il gastroenterologo, il radiologo, il chirurgo, l’anatomo-patologo, l’oncologo, il radioterapista e l’infermiere specializzato. Per meglio gestire la malattia possono essere coinvolti anche altri specialisti come il nutrizionista, il genetista, lo psico-oncologo, il fisioterapista, lo specialista di terapia del dolore.
Il Gruppo Interdisciplinare assicura la presa in carico di ogni paziente per tutto l’iter diagnostico-terapeutico, comprese la prescrizione e la prenotazione degli esami e la comunicazione con il malato e con i suoi familiari. Ma soprattutto il Gruppo interdisciplinare definisce e condivide un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, basato non solo sulla tipologia e lo stadio del tumore ma anche sulle caratteristiche del paziente stesso, per garantirgli il risultato migliore dal punto di vista sia oncologico sia funzionale e il mantenimento di una buona qualità di vita.
Il Gruppo inoltre lavora in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto, per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.

La Diagnosi

Il percorso diagnostico del tumore del colon-retto inizia di solito per accertare la causa di sintomi sospetti rilevati dal Medico di Medicina Generale, oppure dopo che è stata riscontrata la presenza di sangue occulto nelle feci – segnale di possibili lesioni precancerose nell’intestino – nell’ambito dei programmi di screening regionali per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto.

Gli esami diagnostici
Colonscopia: è un esame endoscopico che si esegue presso la presso la Divisione di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva; permette al gastroenterologo di esaminare la parete interna dell’intestino, partendo dal retto e risalendo sino al colon, tramite il colonscopio, una sonda montata su un tubo lungo e flessibile e dotata di videocamera, che viene inserita nel retto e che rimanda le immagini allo schermo di un computer. La sonda permette anche al medico di prelevare frammenti di tessuto anomalo (quindi di effettuare biopsie) o di asportare eventuali polipi (o adenomi) - escrescenze che si formano sulla parete interna dell’intestino e che possono trasformarsi in tumori - che verranno poi sottoposti a esame istologico.
La procedura, che si svolge di solito in regime ambulatoriale, può essere fastidiosa o anche dolorosa, per questo di solito viene somministrato un leggero sedativo. Nei giorni precedenti l’esame è prevista una preparazione che viene illustrata al paziente nel momento della prenotazione dell’esame.
Colonscopia virtuale: Questo esame può essere utile per completare la diagnosi quando la colonscopia non è risultata sufficiente. Si effettua presso la Divisione di Radiodiagnostica e consiste in una TAC a bassa dose di radiazioni che permette al radiologo di ottenere immagini tridimensionali dell’intestino.
La procedura prevede la somministrazione per bocca di un mezzo di contrasto contenente iodio e l’introduzione di una piccola sonda rettale che non provoca dolore. Questo esame tuttavia non permette di asportare eventuali polipi.
Una volta accertata la presenza del tumore, possono essere necessari altri esami strumentali per valutare le dimensioni, la posizione e l’eventuale diffusione della malattia in altri organi.

Per completare la diagnosi del tumore del colon si possono eseguire:

  • TAC dell’addome e della pelvi con mezzo di contrasto
  • Ecografia dell’addome
  • Radiografia del torace

Per la diagnosi del tumore del retto invece possono essere necessari:

  • Risonanza Magnetica della pelvi con mezzo di contrasto
  • Ecografia trans-rettale
  • Eco-endoscopia

Analisi dei marker tumorali nel sangue: Tramite un esame del sangue è inoltre possibile misurare la quantità di due particolari proteine che possono essere prodotte dalle cellule del tumore del colon-retto (per questo sono definite marker tumorali): il CEA (Antigene Carcino-Embrionario) e il CA19-9. La loro concentrazione è collegata all'estensione del tumore e di solito aumenta con il suo progredire, quindi questi marcatori, quando presenti, aiutano a valutare la gravità della malattia, a seguirne l’andamento della malattia e a valutare l’efficacia delle cure.

La caratterizzazione del tumore
Analisi istologica e citologica: La diagnosi del tumore si ottiene con l’esame istologico eseguito dall’anatomo-patologo sui prelievi effettuati durante la colonscopia. Con l’esame dei polipi, dei quali viene analizzata la forma e le dimensioni, viene innanzi tutto stabilita la loro natura benigna o maligna. Analizzando poi le cellule dei polipi maligni (adenocarcinomi), in base a quanto si differenziano dalle cellule sane, alla loro rapidità di crescita e alla loro tendenza a invadere i tessuti circostanti viene definito il grado di malignità del tumore (da 1 a 3).
Si esegue anche l’esame istologico dei frammenti di tessuto prelevati durante la colonscopia: se risultano intaccati dal tumore significa che la malattia è avanzata e potrebbe anche aver invaso altri organi, dando origine a metastasi.
Analisi molecolare: In caso di tumore avanzato o metastatico, si esegue l’analisi del profilo molecolare del tumore per identificare eventuali alterazioni dei geni della malattia. Le informazioni ottenute con questa analisi sono importanti per stabilire la prognosi e pianificare la strategia terapeutica per ciascun paziente: alcune alterazioni infatti sono associate a un andamento migliore o peggiore della malattia e alla sensibilità ai farmaci a bersaglio molecolare.
In particolare si valutano le eventuali mutazioni di geni come RAS e BRAF, che determinano la sopravvivenza delle cellule e la loro proliferazione, e le mutazioni dei geni MMR, coinvolti nelle funzioni di riparazione del DNA.

Le Terapie

Dopo la conferma della diagnosi, gli specialisti del team multidisciplinare valutano una serie di fattori per pianificare un percorso di cura personalizzato per il paziente. Oltre al il tipo di tumore, le sue dimensioni e la sua eventuale diffusione ad altre parti del corpo, vengono considerati anche l’età del paziente, il suo stato generale di salute e la sua storia medica. Il piano terapeutico viene quindi discusso insieme al paziente, proponendogli scelte alternative in caso di efficacia equivalente. A seconda dello stadio del tumore sono indicate diverse strategie di cura che comprendono la chirurgia, la chemioterapia, la radioterapia e le terapie a bersaglio molecolare. Se il tumore è circoscritto all’interno della parete intestinale (stadio I) è sufficiente l’asportazione chirurgica; se ha invaso tutta la parete intestinale senza intaccare i linfonodi (stadio II) in alcuni casi, per ridurre il rischio di recidiva, è necessaria anche la chemioterapia.
La chemioterapia è invece sempre indicata quando il tumore ha intaccato uno o più linfonodi (stadio III); se si tratta di un tumore del retto, la chemioterapia viene somministrata prima dell’intervento, in combinazione con la radioterapia, per ridurre le dimensioni della massa tumorale.
Se il tumore si è diffuso in altri organi (stadio IV), si possono utilizzare tutte le diverse terapie comprese quelle a bersaglio molecolare e l’immunoterpia, quando possibile. Per alcuni pazienti selezionati, affetti da tumori particolarmente aggressivi e per i quali le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal team multidisciplinare, sarà proposta e spiegata al paziente con il quale verrà presa una decisione condivisa.

Chirurgia
L’intervento chirurgico viene effettuato nella quasi totalità dei casi di tumore del colon-retto, soprattutto se la malattia è negli stadi iniziali. A seconda della sede e all’estensione del tumore l’intervento può essere più o meno conservativo.
Se il tumore è di piccole dimensioni e in fase molto iniziale, è possibile asportarlo direttamente durante la colonscopia, quindi per via endoscopica.
Anche i tumori del retto iniziali e di piccole dimensioni, se la loro posizione lo consente, possono essere asportati per via endoscopica attraverso l’ano.
Se invece il tumore ha invaso parte dei tessuti circostanti, è necessario l’intervento chirurgico che, all’Istituto di Candiolo, viene sempre effettuato, quando possibile, con tecniche mininvasive, laparoscopiche e robotiche, cioè con l'ausilio di strumenti dotati di telecamera che vengono introdotti nella cavità intestinale attraverso piccole incisioni nella zona addominale. Queste procedure riducono il tempo di degenza e le complicanze post-operatorie rispetto alla chirurgia tradizionale.
Le tecnologie innovative di chirurgia mininvasiva di cui dispone l’Istituto - come le colonne laparoscopiche 4K e la fluorescenza intraoperatoria - offrono al chirurgo un orientamento spaziale estremamente dettagliato e gli permettono di effettuare manovre con la massima precisione in interventi anche complessi. Durante l’intervento di rimozione di una parte o dell’intero colon (colectomia) vengono asportati i segmenti di colon colpiti dal tumore e i linfonodi circostanti, dopodiché le estremità dell’intestino interrotto vengono ricongiunte. Quando il chirurgo deve asportare la parte finale dell'intestino, o quando è necessario tenere a riposo il tratto d’intestino operato per favorirne la cicatrizzazione, il colon viene deviato e messo in comunicazione con l’esterno tramite un’apertura (stoma) creata dal chirurgo sull’addome e collegata a una sacca per la raccolta delle feci. Questa procedura, chiamata colostomia, nella maggior parte dei casi è temporanea - e quindi il normale transito intestinale viene ripristinato in un intervento successivo - ma in alcuni casi può essere anche definitiva. In ogni caso dopo questo tipo di intervento è necessaria la riabilitazione fisica e psicologica del paziente.
Il recupero dopo l’intervento – il protocollo ERAS
All’Istituto di Candiolo l’intervento chirurgico è integrato da un protocollo di gestione clinico-assistenziale post-operatoria chiamato ERAS (Enhanced Recovery After Surgery, Miglior recupero dopo un intervento chirurgico), che favorisce un rapido recupero dell’autonomia del paziente dopo l’intervento, diminuisce i tempi di ricovero e riduce l’incidenza di complicanze.
Il protocollo coinvolge un team di diversi specialisti (chirurgo, anestesista, dietista, infermiere, psicologo, fisioterapista, operatore socio-sanitario) che gestiscono in modo coordinato il percorso del paziente, e si basa sul controllo del dolore, sull’utilizzo di tecniche chirurgiche mininvasive, sul counselling preoperatorio e su una precoce riabilitazione post operatoria.
Offre al paziente un supporto nutrizionale che evita il digiuno pre-operatorio, un’anestesia mirata che gli consente di alimentarsi rapidamente per via naturale, un ridotto utilizzo di sondini, drenaggi e flebo e una mobilizzazione precoce.

Chemioterapia
Con il termine chemioterapia si intendono i farmaci che eliminano le cellule tumorali sfruttandone la maggiore velocità di riproduzione rispetto a quelle sane. Poiché interferisce con i meccanismi di replicazione delle cellule, la chemioterapia danneggia anche le cellule sane dell’organismo causando importanti effetti collaterali che fortunatamente scompaiono una volta terminata la cura.
Prima dell’inizio della terapia il vostro oncologo vi fornirà le indicazioni sui farmaci da utilizzare e sui comportamenti da assumere per alleviare gli effetti collaterali.
Nel tumore del colon-retto la chemioterapia può essere effettuata in diversi momenti del percorso di cura:

  • dopo l’intervento chirurgico (chemioterapia adiuvante) per ridurre il rischio di ricaduta della malattia (recidiva)
  • prima dell’intervento (chemioterapia neoadiuvante) per ridurre la massa tumorale e agevolarne l’asportazione chirurgica; nei tumori del retto la chemioterapia neoadiuvante è associata alla radioterapia.
  • quando il tumore si è diffuso in altri organi, quindi è metastatico, per alleviare i sintomi della malattia, migliorare la qualità di vita e prolungare la sopravvivenza; se le metastasi sono nel fegato, la chemioterapia può ridurne le dimensioni.

Esistono molti farmaci chemioterapici e spesso vengono usati in associazione tra loro.
Le modalità di somministrazione della chemioterapia variano a seconda del tipo di tumore e dei farmaci: può essere assunta per bocca, sotto forma di compresse, ma più spesso viene somministrata per via endovenosa.
La somministrazione endovenosa si esegue in ambulatorio e la sua durata può variare da minuti a ore a seconda dei farmaci utilizzati.
La chemioterapia si esegue “a cicli”: ogni ciclo si protrae per alcuni giorni ed è seguito da qualche settimana di riposo. Il numero di cicli dipende dal tipo di tumore e, ovviamente, dalla risposta ai farmaci, che può variare molto da paziente a paziente.

Le terapie biologiche (terapie target o a bersaglio molecolare)
Le terapie biologiche, dette anche terapie a bersaglio molecolare o target therapy, sono terapie mirate, cioè la loro azione è specifica soltanto per il bersaglio molecolare (recettore, fattore di crescita, enzima) contro cui sono dirette. Questi bersagli, presenti principalmente nelle cellule tumorali, sono responsabili della crescita e della diffusione incontrollata delle cellule, della loro resistenza alle terapie tradizionali e della produzione di nuovi vasi sanguigni.
Uno dei bersagli delle terapie biologiche per il tumore del colon-retto è la proteina EGFR (il recettore che sulla cellula tumorale si lega al fattore di crescita dell’epidermide) che a sua volta blocca il gene RAS, responsabile di numerosi processi di proliferazione e metastatizzazione del tumore. Contro EGFR agiscono farmaci mirati (anticorpi monoclinali, prodotti in laboratorio, che imitano l’azione del sistema immunitario) come il Cetuximab e il Panitumumab.
Un altro obiettivo delle terapie biologiche è quello di impedire la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), grazie alla quale il tumore cresce e si diffonde. A questa categoria appartengono i farmaci Bevacizumab Aflibercept, che agiscono contro il fattore di crescita vascolare VEGF.
Le terapie biologiche si somministrano per via endovenosa, in combinazione con la chemioterapia, nei casi di tumore del colon-retto avanzato e metastatico.

L’immunoterapia
L’immunoterapia comprende farmaci che non sono diretti non contro le cellule tumorali ma che agiscono attivando la risposta del sistema immunitario bloccato dal tumore.
Per i tumori del colon-retto i ricercatori stanno studiando farmaci in grado di togliere il freno al sistema immunitario rendendolo quindi nuovamente efficace nel riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Tuttavia ad oggi questa strategia sembra essere efficace solo per alcuni tumori (circa il 15%), quelli caratterizzati dall'avere un difetto in un particolare meccanismo di riparazione del Dna. Si tratta di terapie ancora sperimentali, applicate per ora in alcuni tipi di tumore metastatico, che però sembrano avere un futuro promettente.

La radioterapia
La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali. Non necessita di ricovero e si somministra presso la Divisione di Radioterapia in sedute giornaliere consecutive, dal lunedì al venerdì, in cicli che possono durare da una ad alcune settimane.
La radioterapia non è utilizzata di solito per i tumori del colon, se non quando la malattia è avanzata (IV stadio) o ha sviluppato metastasi. È invece indicata per la cura dei tumori del retto, di solito associata alla chemioterapia, e può essere impiegata prima della chirurgia, per ridurre l’estensione della massa tumorale, oppure dopo l’intervento, per ridurre il rischio di recidiva
Nei tumori del colon-retto in stadio avanzato la radioterapia viene utilizzata per alleviare i sintomi e rallentare la progressione del tumore.

Le Cure e i servizi di supporto

Gestione degli effetti collaterali
Le cure per il tumore del colon-retto comportano spesso effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Si possono però attenuare e in alcuni casi prevenire con trattamenti specifici e/o con un adeguato stile di vita.
All’Istituto di Candiolo i medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.

Linea diretta con gli specialisti
Il paziente oncologico è spesso un paziente fragile, che nel suo percorso di malattia necessita di aiuto e supporto: quando avverte un disturbo, che sia esso legato alla malattia o a un effetto collaterale della terapia, deve poter ricevere il parere di uno specialista in tempi rapidi, attraverso una “corsia preferenziale”.
Per questo motivo, all’Istituto di Candiolo è attivo tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00, un servizio di assistenza: basta telefonare alla segreteria del Day Hospital oncologico ( 011.993.3775 ) segnalando la necessità di un consulto urgente e il paziente viene rapidamente contattato dal proprio medico specialista. 

Cure continue e cure palliative
Il paziente oncologico è un paziente complesso che necessita di un supporto multidisciplinare per la gestione, non solo della sua patologia, ma anche di tutte le situazioni ad essa associate che riguardano sia sintomi fisici, come il dolore o il calo di peso, sia la sfera psicologica.
All’Istituto di Candiolo, per i pazienti che ne necessitano o che lo richiedono, sono a disposizione specialisti di diverse discipline per offrire: 

Consulenza genetica
Soltanto il 5% dei casi di tumori del colon-retto è causato da rare patologie genetiche ereditarie. Le più note sono: la Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP), dovuta a mutazioni nel gene MUTYH, che aumenta il rischio di sviluppare, oltre al tumore del colon, anche altri tipi di cancro; la Sindrome di Lynch che aumenta il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto, oltre ad altri tumori, prima dei 50 anni.
L’Istituto di Candiolo dispone di un ambulatorio per il counselling genetico dove un medico genetista, esperto di tumori eredo-familiari, offre ai pazienti che ne necessitano una consulenza per la valutazione del rischio oncologico e la possibilità di eseguire i test genetici.
Le persone ad alto rischio genetico di sviluppare un tumore del colon-retto vengono inserite in un programma di sorveglianza diagnostica specifica.

Assistenza sociale
Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento alle pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.).
Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle13.00 - Telefono: 011.993.3059

Il Follow up

Con la conclusione del percorso di cura inizia il periodo di follow up durante il quale, mediante una serie di esami e di visite, vengono monitorati gli effetti collaterali delle terapie effettuate e la loro efficacia e si valuta il recupero funzionale del paziente. I controlli di follow up sono importanti soprattutto per intercettare precocemente eventuali recidive, in modo da intervenire con una terapia idonea. Per il paziente sono anche una preziosa occasione di dialogo con il proprio medico specialista.
È lo stesso medico specialista a programmare le visite di controllo, nelle quali vengono valutate le condizioni di salute del paziente e visionati i referti degli esami richiesti.
I controlli vengono effettuati a intervalli programmati per la durata di 5-10 anni.
All’inizio hanno una cadenza più ravvicinata (tre-sei mesi), poi progressivamente si diradano nel tempo (una volta all’anno). La frequenza e il tipo di esami previsti dipendono dallo stadio del tumore e dai trattamenti effettuati.
Di solito i controlli di follow up per il tumore del colon-retto prevedono:

  • visita medica ed esami del sangue ogni 3 mesi per i primi 3 anni, ogni 6 mesi il 4° e il 5° anno, poi annuali
  • TAC del torace e dell’addome alternata a ecografia dell’addome ogni 6 mesi per i primi 3 anni, poi annuali fino al 5° anno
  • Colonscopia entro 1 anno dall’intervento chirurgico, poi dopo 3 anni e in seguito ogni 5 anni.
La Ricerca

I ricercatori dell’Istituto di Candiolo sono attualmente impegnati in diversi progetti, nazionali e internazionali, sui tumori del colon-retto. I principali sono:
Utilizzo della biopsia liquida per migliorare la risposta alle terapie biologiche: La biopsia liquida è un test che consente di individuare il profilo genetico-molecolare del tumore a partire da un prelievo di sangue. Con questo test si monitorano le modifiche dell’assetto molecolare del tumore metastatico per modulare e modificare di conseguenza il protocollo terapeutico dei pazienti e superare così eventuali resistenze ai farmaci biologici.
Definizione di nuove terapie a bersaglio molecolare non tossiche: per combattere alcune forme di tumore metastatico al colon divenute resistenti ai trattamenti standard.
Utilizzo della Vitamina C per migliorare la risposta alla terapia anti-EGFR: La Vitamina C viene associata a Cetuximab (farmaco a bersaglio molecolare anti EGFR, il recettore del fattore di crescita dell’epidermide) per potenziarne la capacità di ostacolare la crescita del tumore e per ridurre la resistenza alla terapia. 
Negli interventi di chirurgia robotica sui tumori del colon-retto, viene studiato l’utilizzo della fluorescenza per guidare l’asportazione dei linfonodi.

Lo Staff

Radiologia
Delia Campanella
Gabriele Chiara

Anatomia patologica
Elena Maldi

Chirurgia
Felice Borghi
Alfredo Mellano
Luca Pellegrino

Gastroenterologia
Teresa Staiano

Oncologia
Renato Ferraris

Radioterapia
Gaetano Belli

Infermiera
Laura Valenti

Contatti
Per prenotare una visita ambulatoriale in SSN: 

Per prenotare una visita ambulatoriale in libera professione: 

Per prenotare una visita ambulatoriale in libera professione: 

telefonicamente 011 9933 772 online https://www.irccs.com/it/prenotazionisolvenza

Anche i pazienti fuori regione possono usufruire delle prestazioni dell’Istituto di Candiolo nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale: Il Servizio Sanitario italiano infatti è strutturato in modo da assicurare a tutti i cittadini le prestazioni in forma gratuita (ad esclusione del ticket quando previsto), erogate sul territorio nazionale dalle strutture pubbliche o private accreditate.
In alcune Regioni è però necessario ottenere un’autorizzazione preventiva, in altre è possibile ricevere un contributo per le spese di trasferta: occorre quindi informarsi in anticipo presso la propria ASL.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di prenotazione e accesso all’Istituto di Candiolo: https://www.irccs.com/it/informazioni-utili

 

 

About

Inaugurato nel 1997, l'Istituto di Candiolo si configura quale centro di riferimento internazionale per la cura e la ricerca nell'ambito delle malattie oncologiche.