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Programma tumore prostata

La Prostate Cancer Unit, in italiano “Unità multidisciplinare del tumore della prostata”, è il più efficace modello di cura e assistenza del paziente con neoplasia prostatica, basato sull’integrazione ed armonizzazione dell’operato di diverse figure professionali, specializzate in questa patologia, che accompagnano il paziente in tutto il percorso, dalla diagnosi al follow-up, secondo protocolli e linee guida internazionali. 
Nella Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo opera un Gruppo Interdisciplinare di Cure (GIC) dedicato al tumore della prostata, cioè un team composto da tutti gli specialisti coinvolti nella diagnosi e nella cura di questo tumore  – l’urologo, il patologo, l’oncologo medico, il radioterapista e l’infermiere specializzato, affiancati da altri specialisti – che lavorano in sinergia. 
Nella Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo, grazie a procedure diagnostiche innovative e a tecnologie di ultima generazione, la malattia viene analizzata in tutte le sue caratteristiche. Questo permette al team di definire un percorso di diagnosi, cura e follow up personalizzato per ciascun paziente.
Il team inoltre lavora in stretta collaborazione con i ricercatori dell’Istituto, per garantire ai pazienti un rapido accesso alle novità prodotte dalla ricerca nello screening, nella diagnosi e nelle terapie.

La Diagnosi

Solitamente l’iter diagnostico del tumore della prostata comincia con una visita dal medico di medicina generale che, sulla base dell’esito della visita, di eventuali sintomi riportati dal paziente e delle informazioni raccolte sulla sua storia familiare, può suggerire una visita specialistica con l’urologo per una valutazione più approfondita ed eventualmente per eseguire esami specifici.

Esplorazione rettale
Il primo esame per diagnosticare un tumore della prostata è l’esplorazione rettale, che viene  effettuata direttamente dall’urologo.
Il medico, dopo aver indossato un guanto lubrificato, inserisce un dito attraverso l’ano per palpare la parete posteriore della prostata, valutarne le dimensioni e la consistenza, e per riscontrare l’eventuale presenza di noduli sospetti.
Questo esame, che può essere fastidioso ma di solito non è doloroso, è importante perché circa il 70% dei tumori si sviluppano proprio vicino alla parte esterna della prostata e, in circa il 20% dei casi, vengono individuati con l’esplorazione rettale.

Dosaggio del PSA​
Il PSA, Antigene Prostatico-Specifico, è una proteina prodotta dalla prostata che serve a fluidificare il liquido seminale e che è sempre presente in piccola quantità nel sangue. Il suo livello però tende ad aumentare con l’avanzare dell’età e/o in caso di problemi alla prostata: prostatite (infiammazione), iperplasia (aumento di volume) e tumore. Per misurarne il livello basta un semplice prelievo di sangue; un livello normale del PSA è compreso tra 0 e 4 ng/ml.
Tuttavia questa misura non è molto significativa perché nel 30% dei casi il PSA può risultare nella norma nonostante la presenza di tumore della prostata. È utile quindi misurare anche la variazione nel tempo del livello del PSA: infatti più rapidamente questo livello aumenta più è probabile che sia indice della presenza di tumore, di prostatite o di iperplasia della prostata.
L’interpretazione del risultato dell’esame terrà sempre in considerazione anche l’età e la storia clinica del paziente.

Risonanza Magnetica Multiparametrica
Questo esame diagnostico, che si basa sull’utilizzo di onde elettromagnetiche, permette di rilevare nella prostata la presenza di aree sospette. Si definisce multiparametrica proprio perché permette di valutare la prostata attraverso diversi parametri, in modo molto accurato. È infatti in grado di identificare lesioni di dimensioni anche inferiori a 1 centimetro e aiuta a distinguere quelle maligne da quelle benigne. Se viene identificato un tumore, questo esame permette di valutarne l’estensione e di guidare la scelta di un eventuale successivo trattamento.. 
Si effettua presso la Divisione di Radiodiagnostica.

Biopsia
Se in seguito ai primi esami l’urologo sospetta la presenza di un tumore – per esempio se ha rilevato un nodulo con l’esplorazione rettale, se il dosaggio del PSA è superiore alla norma e se gli esami di imaging hanno mostrato zone sospette – è necessario effettuare una biopsia, che consiste nel prelievo di alcuni campioni di cellule dalla prostata.
La biopsia si svolge con la guida dell’ecografia (quindi comporta l’inserimento della sonda ecografica nel retto). I prelievi di tessuto (di solito tra 4 e 18) si effettuano tramite un ago che viene inserito nella prostata attraverso il retto (agobiopsia transrettale) oppure attraverso la zona compresa tra i testicoli e l’ano (agobiopsia transperineale).
Oggigiorno nuovi sistemi permettono di eseguire biopsie prostatiche mirate a livello delle arese sospette agli esami di imaging aumentando quindi la capacità diagnostica della biopsia prostatica: si tratta della cosidetta “fusion biopsy”.
La biopsia si esegue di solito in ambulatorio in anestesia locale. Può essere fastidiosa e causare un sanguinamento che, nella maggior parte dei casi, è leggero e si manifesta con tracce di sangue nelle urine e nello sperma nei giorni successivi all’esame.

Esame istologico
I campioni di tessuto prostatico prelevati con la biopsia vengono inviati al laboratorio di Anatomia Patologica dove vengono sottoposti a esame istologico al microscopio. Se il medico anatomopatologo rileva cellule tumorali, provvede ad accertarsi se si tratta o no di un tumore maligno; in questo caso viene valutato il grado di malignità (o aggressività) della malattia.
Il grado di aggressività del tumore definisce quanto le cellule tumorali si differenziano rispetto a quelle sane. Esso viene indicato con il cosiddetto grado “Gleason”, che si presenta come la somma di due numeri:

  • i tumori di grado 6 (3+3) sono i meno aggressivi
  • i tumori di grado 7 (3+4 e 4+3) hanno un’aggressività intermedia
  • i tumori compresi tra il grado 8 (4+4) e il grado 10 (5+5) sono molto aggressivi.

Stadiazione clinica
In caso di tumore mediamente o molto aggressivo, è necessario effettuare altri esami per verificare l’eventuale diffusione della malattia nei linfonodi o in altri organi e quindi per stabilire l’estensione (o stadio) del tumore. 
Gli esami normalmente indicati in questi casi sono:
TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) del tratto addome-pelvi: esame che sfrutta le radiazioni ionizzanti (raggi X) per creare immagini tridimensionali molto dettagliate di aree interne al corpo. Per aiutare la visualizzazione delle immagini prodotte dallo strumento viene iniettato un mezzo di contrasto.
Si effettua presso la Divisione di Radiodiagnostica.
Scintigrafia ossea: viene eseguita per verificare l’eventuale presenza di metastasi alle ossa. Tramite la somministrazione di un radiofarmaco che va a distribuirsi nei tessuti sani, la scintigrafia consente uno studio approfondito dell’osso, perché permette di analizzarne il processo di trasformazione e il modo in cui le ossa si rigenerano.
Si effettua presso la Divisione di Medicina Nucleare.
PET (Tomografia a Emissione di Positroni): esame che indica la presenza e l’attività del tumore evidenziando il metabolismo anomalo delle cellule. Nel caso di tumore alla prostata, viene iniettato un radiofarmaco, (colina o PSMA), che si concentra in maniera elevata nelle cellule del tumore, dovunque siano localizzate. Da qui il radiofarmaco emette segnali che vengono trasformati in immagini.
La PET si effettua presso la Divisione di Medicina Nucleare.

In base all’esito di uno o più di questi esami viene definito lo stadio del tumore che si esprime con i parametri TNM, dove T indica la dimensione del tumore, N lo stato dei linfonodi (se intaccati o no) e M la presenza di metastasi.
Correlando questi tre parametri con il grado di Gleason e il livello di PSA viene stabilito il grado di rischio del tumore: basso, intermedio o alto.

Le Terapie

Dopo la conferma della diagnosi, gli specialisti del team multidisciplinare si riuniscono per concordare un percorso di cura personalizzato per ogni paziente, valutato in base alla sua età, alle sue condizioni di salute e alle caratteristiche della malattia.
Alla fine della discussione tra i vari specialisti viene presentata al paziente la terapia che i medici ritengono ideale per il suo caso; se vi sono più terapie vengono discussi con lui vantaggi e svantaggi dei diversi approcci.
Per tumori molto iniziali, la scelta del trattamento può consistere nella sorveglianza attiva, che implica controllare l’evoluzione del tumore senza intervenire, facendo dosaggi frequenti del PSA (in media ogni 3-4 mesi) e biopsia e/o Risonanza Magnetica a scadenze predefinite.
Nel caso di pazienti molto anziani e affetti da altre patologie concomitanti, con un tumore a bassa o intermedia malignità, si può optare per il cosiddetto approccio “Wait and watch”, cioè decidere di non fare alcuna terapia in quanto si andrebbe ad accorciare l’aspettativa di vita del paziente più di quanto lo farebbe il tumore stesso.
In tutti gli altri casi, a seconda dell’aggressività e dell’estensione del tumore, il trattamento può includere la chirurgia, la radioterapia e l’ormonoterapia, impiegate singolarmente o in associazione tra loro. Nei casi di tumore molto avanzato o metastatico si può effettuare anche la chemioterapia.
Per alcuni pazienti selezionati, affetti da tumori particolarmente aggressivi e per i quali le terapie standard non si fossero rivelate efficaci, esiste anche la possibilità di ricevere terapie sperimentali all’interno di studi clinici condotti dai ricercatori dell’Istituto. Nel caso in cui questa opzione venga considerata praticabile dal team multidisciplinare, sarà proposta e spiegata al paziente con il quale verrà presa una decisione condivisa.

La chirurgia
Quando il tumore è localizzato all’interno della prostata, è necessario un intervento chirurgico di rimozione della prostata (prostatectomia).

All’Istituto di Candiolo per questo tipo di intervento si utilizza la chirurgia robotica: il chirurgo, da una postazione computerizzata, manovra i bracci di un robot che terminano con strumenti chirurgici miniaturizzati - con i quali effettua incisioni di pochi millimetri - e con una telecamera 3D. Il robot offre al chirurgo immagini ad alta definizione per agevolarlo durante la procedura che, essendo priva del tremore fisiologico della mano, consente l’esecuzione di movimenti molto precisi.
Si tratta di una metodica estremamente mininvasiva che comporta molti vantaggi per il paziente rispetto alla chirurgia tradizionale (a cielo aperto): la durata dell’intervento è più breve, l’atto operatorio è più accurato ed efficace nel preservare, quando possibile, i nervi che controllano la continenza urinaria e l’erezione, diminuiscono i rischi di sanguinamento e di infezione e le cicatrici sono ridotte. Tutto questo implica anche una degenza più breve e tempi di recupero più rapidi.
Nei pazienti con tumore più aggressivo, il chirurgo provvede ad asportare anche i linfonodi (linfadenectomia) che potrebbero essere intaccati dalla malattia.
Dopo aver rimosso la prostata, il chirurgo ripristina la continuità della via urinaria collegando la vescica all’uretra con alcuni punti. Per permettere la guarigione dei tessuti ricostruiti viene inserito un catetere che fa defluire l’urina in un sacchetto esterno e che in genere viene tolto prima della dimissione del paziente.
Quando non è possibile asportare chirurgicamente la prostata perché il paziente soffre di altre patologie oppure è in età molto avanzata, oppure quando la malattia si ripresenta di basso grado od in alternativa in caso di recidiva post-radioterapia, è possibile ricorrere ad una tecnicadi chirurgia minivasiva:

  • la tecnica HIFU (High Intensity Focused Ultrasound), che utilizza ultrasuoni focalizzati ad alta intensità guidati attraverso un sistema robotizzato per distruggere il tumore preservando i tessuti circostanti e le funzioni sessuale ed urinaria;
  • la Crioterapia, una tecnica che utilizza il freddo per colpire selettivamente il tumore; consiste nell’inserimento nella prostata di aghi che, generando temperature inferiori allo 0°C, provocano la morte delle cellule tumorali.

La radioterapia
La radioterapia, un trattamento che utilizza radiazioni ad alta energia (raggi X) per distruggere le cellule tumorali, può essere utilizzata:

  • in alternativa all’intervento chirurgico, per eliminare il tumore
  • dopo l’intervento, per eliminare eventuali cellule tumorali residue e ridurre il rischio di recidiva
  • per il trattamento delle metastasi, quando la malattia si è diffusa ad altri organi, e a scopo palliativo per lenire il dolore.

La radioterapia può essere somministrata dall’esterno del corpo (radioterapia a fasci esterni) tramite apparecchi come l’acceleratore lineare, oppure dall’interno, tramite l’impianto nella prostata di sorgenti radioattive (brachiterapia). Le due tecniche possono essere utilizzate insieme, e in associazione all’ormonoterapia, nei casi di tumore a rischio intermedio o alto.
La Radioterapia a fasci esterni Consiste nell’emissione di un fascio mirato di radiazioni dall’esterno del corpo direttamente sulla prostata, a dosi giornaliere. La terapia si svolge in regime ambulatoriale e in genere prevede l’esecuzione di 5/7 sedute settimanali (dal lunedì al venerdì) per 1-8 settimane. Ogni seduta può durare dai 10 ai 30 minuti, ma l’irradiazione vera e propria dura solo pochi minuti.
All’Istituto di Candiolo sono disponibili anche apparecchi radioterapici di ultima generazione che permettono di effettuare il trattamento con estrema precisione, in tempi più brevi (anche solo una settimana) e con lievi effetti collaterali:

  • Radioterapia conformazionale 3D, cioè modellata sul tumore
  • Radioterapia a intensità modulata, dove la dose di radiazioni è distribuita in modo ancora più preciso intorno al tumore
  • Radioterapia guidata dalle immagini, che permette di seguire i movimenti naturali della paziente, come la respirazione.
  • Adaptive Radioteraphy, consente di adattare in tempo reale i campi di irradiazione in funzione delle variabilità anatomiche e dei movimenti dei campi circostanti.

Inoltre l’Istituto di Candiolo è tra i pochi in Europa a disporre di due apparecchiature per la Tomotherapy, una radioterapia ad altissima precisione, e di un acceleratore True Beam, che consente di fare sedute estremamente mirate in tempi ridotti.
La Brachiterapia Prevede il posizionamento di piccole sorgenti radioattive (dette anche semi), tramite aghi che vengono inseriti nella prostata con la guida dell’ecografia transrettale e sotto anestesia.
In base alla dose di radiazioni rilasciata dalle sorgenti, la brachiterapia può distinguersi in brachiterapia a basso o ad alto dosaggio.
La brachiterapia a basso dosaggio può essere a sua volta temporanea o permanente; in quella temporanea, il trattamento dura alcune ore, fino a un massimo di 24, dopodiché il materiale radioattivo viene rimosso; nella brachiterapia permanente le sorgenti radioattive, che emettono piccole quantità di radiazioni per alcuni mesi, vengono invece lasciate in sede anche dopo il loro decadimento.
Il trattamento con brachiterapia ad alto dosaggio consiste in sedute di pochi minuti che vengono ripetute al massimo due volte al giorno per alcuni giorni o settimane; le sorgenti radioattive vengono estratte al termine di ogni seduta.
L’Ipertermia a microonde Presso la Divisione di Radioterapia è anche disponibile l’apparecchio per l’erogazione dell’Ipertemia a microonde, un trattamento che consiste nella bruciatura delle cellule tumorali ottenuta grazie al calore indotto con le microonde. La procedura, eseguita sotto guida ecografica e in anestesia, prevede l’inserimento nella prostata, attraverso il retto, di un apposito ago collegato ad un generatore di microonde, in grado di aumentare la temperatura all’interno del tumore e di distruggerne le cellule. Questo trattamento viene utilizzato in casi selezionati per aumentare gli effetti della radioterapia e per il trattamento delle metastasi.

L’ormonoterapia
Nel trattamento del tumore della prostata, l’ormonoterapia – chiamata anche terapia ormonale o endocrina – ha lo scopo di impedire la produzione o di bloccare l’azione del testosterone, l’ormone maschile prodotto dai testicoli che influisce sulla crescita del cancro perché ne stimola la moltiplicazione cellulare.
L’ormonoterapia può essere utilizzata:

  • prima della chirurgia e/o della radioterapia, per ridurre il volume della prostata;
  • dopo la chirurgia e la radioterapia, per ridurre il rischio di recidiva, o in combinazione con la radioterapia nei tumori a rischio intermedio–alto;
  • per il trattamento dei tumori in stadio avanzato o metastatico.

Esistono due principali categorie di farmaci anti-ormonali per il tumore della prostata:

  • I farmaci analoghi del GnRH, che bloccano la produzione del testosterone e si somministrano per iniezione intramuscolare o sottocute, a intervalli di 1-3 mesi.
  • I farmaci antiandrogeni, che si legano alle proteine presenti sulla superficie delle cellule tumorali, impedendo al testosterone di entrare; si somministrano in compresse da assumere giornalmente, spesso anche in associazione con gli analoghi del GnRH.

L’ormonoterapia, che si può effettuare a domicilio, può tenere il tumore sotto controllo per diversi anni. La sua efficacia va monitorata con controlli periodici del PSA. Recentemente sono stati introdotti farmaci ormonali di seconda generazione che migliorano il controllo del tumore. 

La chemioterapia
La chemioterapia ostacola la crescita e la riproduzione delle cellule e provoca la morte di quelle che si moltiplicano più velocemente del normale, caratteristica tipica delle cellule tumorali.
Nella cura del tumore della prostata, la chemioterapia si utilizza di solito nei pazienti con tumore avanzato che non rispondono alla terapia ormonale, per attenuare i sintomi della malattia.
La chemioterapia si somministra in cicli, per via endovenosa, in regime di Day-hospital; ogni ciclo si protrae per alcuni giorni ed è seguito da qualche settimana di riposo. Il numero di cicli dipende dal tipo di tumore e, ovviamente, dalla risposta ai farmaci, che può variare molto da paziente a paziente. Il farmaco più impiegato è il Docetaxel.

Le Cure e i servizi di supporto

Gestione degli effetti collaterali
Tutte le cure oncologiche comportano effetti collaterali che impattano più o meno pesantemente sulla qualità di vita. Alla Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo il paziente, prima di iniziare le cure, viene informato dei possibili effetti collaterali che ogni opzione terapeutica comporta e delle possibili soluzioni. I medici e gli infermieri del team multidisciplinare sono a disposizione del paziente per fornirgli tutto il supporto necessario a gestire i diversi effetti collaterali che dovrà affrontare nel percorso di cura.
Gli effetti collaterali più importanti causati dalle terapie contro il tumore della prostata sono la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria.
Per risolvere la disfunzione erettile è possibile intraprendere un percorso di riabilitazione che include l’assunzione di farmaci specifici e il supporto di uno psicologo.
Per superare l’incontinenza urinaria, con l’aiuto di un fisioterapista si possono imparare esercizi specifici per la riabilitazione del pavimento pelvico.

Supporto psicologico
Il tumore della prostata può avere un impatto importante anche sulla sfera psicologica: spesso infatti la malattia insorge in un periodo delicato della persona, che coincide con la conclusione dell’attività lavorativa, e può anche causare disturbi, come l’incontinenza urinaria e le disfunzioni sessuali, che possono comprometterne l’autostima e le relazioni.
Per questo alla Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo ad ogni paziente che ne necessita è offerto un supporto psicologico qualificato, che lo aiuta ad affrontare positivamente la diagnosi, le cure e gli effetti collaterali delle terapie e a ridefinire il proprio ruolo sociale e lavorativo.
è possibile partecipare anche a gruppi di sostegno psicologico per confrontarsi con altre persone che hanno vissuto o vivono la stessa esperienza. 

Linea diretta con gli specialisti
Nel suo percorso di malattia il paziente oncologico necessita spesso di aiuto e supporto: quando avverte un disturbo, che sia esso legato alla malattia o a un effetto collaterale della terapia, deve poter ricevere il parere di uno specialista in tempi rapidi, attraverso una “corsia preferenziale”.
Per questo motivo, all’Istituto di Candiolo, è attivo tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00, un servizio di assistenza: basta telefonare alla segreteria del Day Hospital oncologico ( 011.993.3775 ) segnalando la necessità di un consulto urgente e il paziente viene rapidamente contattato dal proprio medico specialista. 

Cure continue e cure palliative
Il paziente oncologico è un paziente complesso che necessita di un supporto multidisciplinare per la gestione, non solo della sua patologia, ma anche di tutte le situazioni ad essa associate.
All’Istituto di Candiolo, per i pazienti che ne necessitano o che lo richiedono, sono a disposizione specialisti di diverse discipline per offrire: 

Consulenza genetica
Soltanto il 5-10% dei tumori della prostata è dovuto a una mutazione ereditaria di alcuni geni - come il gene HPC1 o i geni BRCA1 e BRCA2 - che si trasmette dai genitori ai figli.
Le persone sane portatrici di queste mutazioni, oltre ad avere più possibilità di ammalarsi, possono sviluppare un tumore della prostata in età giovanile, prima dei 50 anni, e in forma più aggressiva. Per questo motivo i pazienti che hanno già sviluppato un tumore della prostata particolarmente aggressivo e hanno un altro membro della famiglia che ha avuto questo tumore prima dei 60 anni dovrebbero ricorrere alla consulenza genetica.
La Prostate Cancer Unit dell’Istituto di Candiolo dispone di un ambulatorio per il counselling genetico dove un medico genetista, esperto di tumori eredo-familiari, offre ai pazienti che ne necessitano una consulenza per la valutazione del rischio oncologico e la possibilità di eseguire i test genetici, oltre a un programma di sorveglianza diagnostica per le persone sane ad alto rischio genetico.

Assistenza sociale
Il Servizio Sociale dell’Istituto di Candiolo effettua colloqui di informazione e orientamento ai pazienti e ai loro familiari su come accedere ai servizi del territorio e su come ottenere le prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla legge (invalidità, agevolazioni per ausili e protesi, congedi lavorativi ecc.). Il servizio è attivo il mercoledì e il venerdì dalle 9.00 alle13.00 (telefono: 011.993.3059).

Il Follow up

Con la conclusione del percorso di cura inizia il periodo di follow up durante il quale, mediante una serie di esami e di visite, vengono monitorati gli effetti collaterali delle terapie effettuate e la loro efficacia e si valuta il recupero del paziente. Le visite di follow up sono importanti soprattutto per intercettare precocemente eventuali recidive, in modo da intervenire con una terapia idonea. Sono anche una preziosa occasione di dialogo con il proprio medico specialista.
È lo stesso oncologo della Prostate Cancer Unit che programma le visite di controllo, nelle quali vengono valutate le condizioni di salute del paziente, può essere effettuata l’esplorazione rettale e vengono visionati i referti degli esami richiesti.
Il programma di follow up del tumore della prostata prevede l’esame del dosaggio del PSA, ed in caso di valori sospetti l’eventuale esecuzione di Risonanza Magnetica di controllo e/o PET (Tomografia a Emissione di Positroni).

La Ricerca

All’Istituto di Candiolo sono in corso diversi studi sperimentali e clinici, nell’ambito di progetti nazionali e internazionali, sul tumore della prostata. Per essi è stata costituita una clinical trial unit, una struttura di coordinamento, alla quale collaborano in modo integrato data manager, infermieri, ricercatori, oncologi, ingegneri, radiologi e chirurghi specializzati in questa patologia.
Alcuni studi, basati sull’analisi delle singole cellule, hanno come obiettivo l’identificazione di marcatori specifici e di eventuali alterazioni del DNA tumorale che possano dare informazioni sull’evoluzione della malattia e portare allo sviluppo di farmaci mirati.
In particolare, per il trattamento delle forme di tumore prostatico resistenti alla terapia ormonale, è allo studio la possibilità di utilizzare l’immunoterapia, che stimola il sistema immunitario a individuare e attaccare le cellule tumorali. La ricerca di marcatori in grado di predire la risposta all’immunoterapia potrà ottimizzare la selezione dei pazienti che possono beneficiarne.
Nel campo invece della chirurgia robotica, è allo studio lo sviluppo di una tecnologia di 3D Image Guided Surgery / 3D@ROBOT SURGERY che prevede la realizzazione di modelli 3D virtuali, ad alta definizione, per la pianificazione preoperatoria e la navigazione intraoperatoria in tempo reale.

Lo Staff

Chirurgia urologica
Enrico Checcucci
Paolo Alessio
Gabriele Volpi

Radioterapia
Andrea Galla
Alessia Guarneri

Radiologia
Irene Bargellini

Anatomia Patologica
Anna Sapino

Oncologia
Alessandra Mosca

Medicina Nucleare
Alessio Rizzo

Infermiera
Carla Madau

Contatti
Per prenotare una visita ambulatoriale in SSN: 

Per prenotare una visita ambulatoriale in libera professione: 

Per prenotare una visita ambulatoriale in libera professione: 

telefonicamente 011 9933 772 online https://www.irccs.com/it/prenotazionisolvenza

Anche i pazienti fuori regione possono usufruire delle prestazioni dell’Istituto di Candiolo nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale: Il Servizio Sanitario italiano infatti è strutturato in modo da assicurare a tutti i cittadini le prestazioni in forma gratuita (ad esclusione del ticket quando previsto), erogate sul territorio nazionale dalle strutture pubbliche o private accreditate.
In alcune Regioni è però necessario ottenere un’autorizzazione preventiva, in altre è possibile ricevere un contributo per le spese di trasferta: occorre quindi informarsi in anticipo presso la propria ASL.
Per ulteriori informazioni sulle modalità di prenotazione e accesso all’Istituto di Candiolo: https://www.irccs.com/it/informazioni-utili

 

 

About

Inaugurato nel 1997, l'Istituto di Candiolo si configura quale centro di riferimento internazionale per la cura e la ricerca nell'ambito delle malattie oncologiche.